“Le persone con disabilità includono coloro che hanno limitazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che, in interazione con varie barriere, possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su una base di parità con gli altri.”*
La disabilità fa parte della condizione umana. Quasi tutti saranno temporaneamente o permanentemente menomati ad un certo punto della vita, e quelli che sopravvivono fino alla vecchiaia sperimenteranno crescenti difficoltà di funzionamento. Ogni epoca ha affrontato la questione morale e politica di come meglio includere e sostenere le persone con disabilità.
Questo problema diventerà più acuto man mano che la demografia delle società cambierà e sempre più persone vivranno fino ad una età molto avanzata.
Le risposte alla disabilità sono cambiate dagli anni ‘70 sulla forte pressione delle organizzazioni autonome di persone con disabilità e grazie alla crescente tendenza a vedere la disabilità come un argomento correlato ai diritti umani.
Il passaggio da una prospettiva individuale, medica, ad una strutturale è sociale è stato descritto come il passaggio dal “modello medico” al “modello sociale”.
Il primo modello è detto “deterministico” in quanto suggerisce che una menomazione riduce solo le possibilità di vita e le opzioni di una persona, vista semplicemente come un destinatario passivo del trattamento. La teoria dell’etichettatura (Becker 1963) suggerirebbe che la società stabilisce delle regole che le persone seguono per essere accettate. Queste regole possono includere ingiunzioni piuttosto sottili e la persona unica può essere sussunta sotto l’etichetta principale della sua menomazione, per la quale il modello medico le fornisce un’etichetta già pronta.
D’altra parte, il modello sociale suggerisce che le persone con menomazioni sono effettivamente disabili per il modo in cui la società agisce. Tutte le persone sono uniche e diverse le une dalle altre, tutte le persone hanno circostanze uniche che devono essere trattate dalla società in cui vivono. Alcune persone nascono con (o sviluppano) una menomazione, se non hanno i loro bisogni soddisfatti dalla società, sono disabili a causa delle scelte e degli atteggiamenti della società.
La politica si è ora spostata verso l’inclusione comunitaria ed educativa, e le soluzioni focalizzate sul piano medico hanno lasciato il posto ad approcci più interattivi che riconoscono che le persone sono disabili per fattori ambientali oltre che per il loro corpo.
Il Preambolo della CRPD (Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità) riconosce che la disabilità è un concetto in evoluzione ma sottolinea ma sottolinea anche che “la disabilità risulta dall’interazione tra persone con limitazioni e barriere comportamentali e ambientali che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su una base di uguaglianza con gli altri.
Definire la disabilità come un’interazione significa che la “disabilità” non è un attributo della persona. I progressi nel migliorare la partecipazione sociale possono essere fatti ma sottolinea anche che “la disabilità risulta dall’interazione tra persone con limitazioni e barriere comportamentali e ambientali che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su una base di uguaglianza con gli altri”.
La Classificazione Internazionale di Funzionalità, Disabilità e Salute (ICF) elaborata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO) riconosce che la funzionalità e la disabilità rappresentano una interazione dinamica tra condizioni di salute e fattori contestuali sia personali che ambientali.
Disabilità è il termine ombrello per menomazioni, limitazioni di attività e restrizioni di partecipazione, riferendosi agli aspetti negativi dell’interazione tra un individuo (con una condizione di salute) e i fattori contestuali di quell’individuo (fattori ambientali e personali).